venerdì 30 novembre 2012

Lettera ad un amico renziano

Lettera ad un amico renziano
Data: 2012-11-29
Caro amico renziano, non so perché tu abbia scelto di votare Matteo Renzi, noi abbiamo votato Bersani e abbiamo scritto perché, e non è di questo che vogliamo parlarti.

Però vorremmo che tu capissi come la condotta di Renzi durante queste primarie sia stata esecrabile e come abbia fatto un danno soprattutto a te e a tutte quelle persone che si sono fidate di lui.

Lui non avrebbe dovuto esserci. Statuto veltroniano alla mano il Pd può candidare alle primarie di coalizione solamente il segretario; Renzi si sarebbe trovato di fronte alla scelta fra uscire dal Pd e candidarsi o rimanerci e non potersi candidare. Poi l’Assemblea Nazionale ha derogato allo Statuto appositamente per permettergli di candidarsi. Renzi non ha richiesto la deroga, non era nemmeno presente là dove veniva votata nonostante l’invito ad esserci, non ha mandato nessuno dei suoi a votarla: la deroga c’è stata perché Bersani l’ha voluta fortissimamente, anche contro il parere di molti suoi fedelissimi, per andare a sciogliere un nodo politico invece di mantenere una pace artificiale1. Se avesse voluto trincerarsi dietro alle regole quello sarebbe stato il momento.

Ma tu, amico renziano, non lo ricordi quel momento. Perché il giorno prima ed il giorno dopo la votazione della deroga2 è iniziata la storia delle regole che avrebbero ammazzato la partecipazione.

Tralasciando le polemiche sul doppio turno, cessate appena si è reso conto che sarebbe stato controproducente una sua eliminazione, Matteo Renzi ed il suo staff hanno volontariamente creato confusione sul funzionamento della registrazione. Prima dicendo che l’Albo sarebbe stato pubblicato online3, portando questa polemica fin davanti al Garante per la Privacy, dove tutto è si è concluso quando è stato confermato che, no, non sarebbe stato pubblicato.

Successivamente hanno fatto credere che questa registrazione fosse un passaggio burocratico nuovo e contraria alla partecipazione, sostenendo che luogo (ed alcuni anche data) della registrazione non potessero coincidere e che comunque fosse una procedura complicatissima e degna della Russia sovietica.

Non era vero: la normale procedura di registrazione di tutte le altre primarie4 è stata separata dal voto per consentire, appunto, di anticiparla e risparmiare tempo. Ma a centinaia di migliaia di persone è stato possibile registrarsi al momento del voto, grazie al lavoro di migliaia di volontari in tutta Italia (fra i quali anche io, nel mio piccolo).

Questa strategia non ha pagato: mentre sostenitori di altri candidati e semplici militanti hanno dato il proprio tempo per aiutare il maggior numero possibile di persone a registrarsi, ai suoi sostenitori Renzi ha detto che votare sarebbe stato difficile, complicato (quando non pericoloso per il rapporto con la propria clientela) e di conseguenza non c’è stato un forte investimento dei suoi comitati nei volontari per la raccolta di iscrizioni. Anzi, quei volontari spesso erano visiti come L’Apparato, il nemico. Perché se è vero che parte del Pd vede Renzi come un corpo estraneo è anche vero che si è comportato come corpo estraneo ostile ai militanti e volontari del centrosinistra.

Avendo spaventato e scoraggiato i suoi sostenitori dal registrarsi, sia fisicamente che online, nei venti giorni precedenti al voto come nel giorno stesso, Renzi si è trovato con sondaggi pieni ed urne vuote ed un gap non più recuperabile, regolamento alla mano. E allora stracciamolo questo regolamento.

Ha agito per trasformare una deroga eccezionale per chi nella finestra di ventun giorni per registrarsi fisicamente od online non ce l’ha fatta in un metodo sistematico per tentare di recuperare il gap, violando il Codice di Comportamento5 con un annuncio a tutta pagina sui quotidiani nazionali, roba che non costa proprio proprio come un pieno del camper, non firmato, di taglio finto istituzionale e dando un’informazione falsa:

“Anche chi ha votato al primo turno può farlo al ballottaggio richiedendo la registrazione.”

Questo non è vero nel novantanove percento dei casi. Per farlo inoltra ad un sito della Fondazione Big Bang di Renzi che, attraverso un form, automatizza la richiesta di registrazione, suggerendo anche delle “scuse” per richiederla. Questo va a rompere il meccanismo che avrebbe dovuto essere basato sulla buona fede.

C’è anche la questione non marginale del possesso dei dati. Chi usa quel sito sottoscrive questa clausola:

“Il Titolare del trattamento dei dati personali è la Fondazione Big Bang, via Cavour,37 Pistoia, che si avvale dei propri dipendenti e collaboratori incaricati allo scopo.”

Uno crede di registrarsi per le primarie ed invece dà i suoi dati ad uno dei candidati che, chi lo sa, potrebbe usarli per altri tentativi di scalata all’interno del Partito. O al suo esterno.

Vedi, caro amico renziano, il candidato di cui ti sei fidato ha più volte preso a calci la realtà al fine di risultare perseguitato ed una volta scoperto l’effetto controproducente di tutto ciò ha deciso di stracciare il regolamento, un regolamento che ha sottoscritto, ed approfittarne per fare un po’ di banca dati personale.

Vuoi davvero votare qualcuno pronto a far saltare unilateralmente le regole una volta che le ritiene a suo giudizio sbagliate? Vuoi davvero aiutare qualcuno pronto a stracciare il centrosinistra ed il difficile equilibrio che si è costruito attorno alle primarie perché ha paura di perdere?

Lo so, ti piacerebbe che le istanze che ha portato avanti vincessero. Ma non è questa la persona giusta, purtroppo. E non sarai il solo. Dal 3 dicembre persone che la pensano come te cominceranno ad organizzarsi per il futuro, attorno a persone migliori.

Ma, caro amico renziano, non votare questa persona domenica.

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