Esodati Bresciani per Bersani
Siamo alcuni esodati
bresciani e tra di noi le situazioni sono diverse per provenienza e condizione
di esodo: accordo individuale (per i postali), o accordo collettivo (mobilità,
come all’IVECO e all’IVECO mezzi speciali).
Non siamo qui perché
militanti, iscritti o semplici elettori del PD, anzi, molti di noi non hanno
mai votato PD.
Siamo qui per sostenere i
nostri diritti, motivandoli, facendo riferimento ad un documento condiviso tra esodati.
Perché
partecipiamo alle primarie del centrosinistra e votiamo Bersani.
Nella nostra condizione di
esodati è una scelta “obbligata” perché
Bersani è l’unico segretario di partito
che ha incontrato noi esodati, che
ha accettato di ascoltarci e accolti anche quando ci siamo presentati senza
preavviso, confrontandosi sul tema, garantendo l’impegno anche personale e proponendo
soluzioni che sta portando avanti.
Attualmente Bersani è
l’unico politico che, se diventasse Presidente del Consiglio, interverrebbe
sulla riforma delle pensioni non solo per risolvere la questione degli esodati,
ma anche per introdurvi i correttivi e le gradualità che mancano.
Coi Parlamentari che lo sostengono in queste primarie, gli
esodati hanno un rapporto quotidiano. Questi parlamentari sono:
Cesare Damiano, Maria
Luisa Gnecchi, Lucia Codurelli, (commissione lavoro della
Camera) Pier Paolo Baretta, (commissione
Bilancio).
Il rapporto è stato stretto e
proficuo in tutti i passaggi di questa incredibile situazione, dal DECRETO-LEGGE 6 dicembre 2011, n. 201 (il
cui titolo era: “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il
consolidamento dei conti pubblici”).
A distanza di un anno lasciamo ricercare a chi si diletta di
aghi nei pagliai le tracce della Crescita, ma soprattutto dell’Equità.
Noi abbiamo capito subito che in
quel provvedimento NON c’era equità.
Dall’impotenza provata in quei
giorni, quando ci sentivamo soli, socialmente cancellati, con l’opinione
pubblica che plaudeva alla ritrovata capacità del governo dei tecnici
nell’intervenire tempestivamente in una situazione di sfacelo della Nazione e
nella quale noi potevamo essere solo un effetto collaterale o vittime di un
fuoco amico.
Da quei giorni di immediate, ma
poche e inefficaci iniziative sindacali, e nel coro univoco dei parlamentari e
dei mezzi di informazione che erano acriticamente a favore di ciò che veniva perpetrato
ai nostri danni, non riuscivamo a capire come mai non ci ascoltassero;
da quei giorni nei quali ci
sentivamo addossata, dai tecnici e super esperti al governo, la vergogna di
essere stati dei profittatori sociali, accusati di essere fra le cause, (forse
la principale), dei conti che non andavano bene, ci siamo autoreclusi davanti
al PC a scrivere le nostre ragioni, a cercare se ce ne fossero altre, ai timidi
contatti con le prime e-mail da qualche parte d’Italia.
In quei giorni la notizia che l’On. Codurelli, (di Lecco), si
dimetteva, perché sentiva il peso di questa iniquità, ha aperto uno spiraglio
nel quale ci siamo ritrovati in molti.
Noi siamo stati tra i numerosissimi
esodati che, da tutta Italia, le hanno
chiesto di restare, di ritirare quelle dimissioni, perché ci sentivamo rappresentati da quel tipo
di sensibilità.
Nel frattempo, tra di noi, sono
partiti i primi tentativi di organizzare qualcosa e con propositi estremi:
“incateniamoci davanti al ministero”, oppure “andiamo sulla Madonnina di
Milano, su qualche gru o qualche tetto”, come molti, in quel momento, stavano
facendo.
Da quei giorni di disperazione ad
oggi abbiamo fatto dei passi in avanti.
Mai avremmo pensato di trovare,
fuori dal sindacato, tra i parlamentari, persone capaci di rapportarsi
quotidianamente con chiunque, (senza chiedere una sola volta “credenziali
politiche”), di ascoltare le situazioni e cercare le modalità per la loro
soluzione.
Il rapporto con Damiano, Gnecchi,
Codurelli e Baretta è sempre stato schietto, non ci hanno mai raccontato frottole.
(Li abbiamo sfiniti con le nostre e-mail!).
· Già
da gennaio-febbraio ci hanno sempre detto che la strada per una soluzione
sarebbe stata lunga, ma l’avrebbero percorsa.
·
Il
Decreto Legge della Fornero prevedeva salvaguardie per 50mila esodati.
· Nella
sua conversione in legge, grazie ad ordini del giorno di Damiano e che furono
ripresi nella discussione del cosiddetto decreto Milleproroghe, il numero salì a 65mila e questi erano TUTTI, secondo la Fornero.
· Durante
la fase del Milleproroghe (febbraio)
lo scambio di e-mail tra i comitati degli esodati, che nel frattempo erano
sorti in Italia, (ora sono una quindicina,)
e i parlamentari, con le bozze e le correzioni degli emendamenti da proporre,
furono numerose e frenetiche e rimbalzarono sui blog e i forum di discussione consentendo
un ulteriore sviluppo nel dibattito parlamentare.
· A
seguito della manifestazione sindacale di aprile e la polemica innescata sul
numero degli esodati, (Fornero insisteva sui 65mila e il Sindacato diceva 350mila),
fu pubblicato un documento dell’INPS con il numero di 390mila.
· Come
esodati siamo andati più volte alle sedi nazionali dei partiti (PDL, UDC, IDV) ma
il solo segretario di partito che ha accettato di ascoltare le nostre ragioni è
stato Bersani.
· Successivamente
proprio Bersani ha chiesto di trovare la soluzione per gli esodati, minacciando
di non votare i famosi “compiti a casa” che Monti voleva mostrare in Europa.
Improvvisamente il
Governo ha abbandonato il numero magico dei 65mila e ne ha aggiunti altri 55mila
(a proposito, quel decreto del 5-10-2012 non è ancora stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale e ciò ritarderà tutte le decorrenze dei termini per
l’individuazione di chi sarà tra i salvaguardati: è normale?).
· Intanto
noi ci chiedevamo: «Sarò io l’esodato n° 120millesimo
e uno, quello che, anche avendone diritto, resterà fuori?»
· Poi
la “spending review” e legge di stabilità, passando dalla proposta di legge
Damiano nr. 5103.
· La 5103 è arrivata al voto in
commissione lavoro della camera unificando le proposte di PD, PDL, Lega Nord e
IDV, ma anche dei Sindacati, (non solo confederali), e dei comitati degli
esodati; prevedeva l’uscita dal concetto di numero per riportarla a quello del diritto.
· La proposta, purtroppo, ha trovato
l’opposizione e del governo e del PDL, accodandosi alla posizione della
Ragioneria dello Stato senza ricercare soluzioni alternative alla sua copertura.
· Ora la proposta giace in parlamento;
la legge di stabilità ha introdotto dei piccoli correttivi modificando il
concetto di quantità in salvaguardia di intere categorie (tutelando all’incirca
altre 10mila persone).
· Inoltre viene istituito un fondo (come esodati lo avevamo
suggerito ancora ad aprile, ma la nostra ipotesi era che venisse gestito dall’INPS
come fondo previdenziale). Il fondo appena costituito rappresenta uno strumento utile alla salvaguardia di
tutti.Ha valenza di tutela
e non di assistenza. Infatti è stata tolto il termine “assistenziale” contenuto
nella proposta governativa. In esso sono
convogliate le risorse già stanziate, (attualmente di circa 9 miliardi e
700 milioni che saranno spalmate in un arco temporale che arriverà fino al
2020).
Può essere rinnovato e rifinanziato: stabilendo
la spesa, di volta in volta, ha minori problemi di copertura.
I risparmi che potrebbero prodursi su questo stanziamento restano al fondo.
Viene così superata la norma introdotta da Tremonti, secondo la quale tutti i
risparmi prodotti sulle previsioni di spesa andavano automaticamente a coprire
il debito pubblico. Adesso la Legge di Stabilità va all’esame del Senato e… non
staremo solo a vedere.
·
A
proposito di equità …
Questo fondo sarà
finanziato anche ricorrendo, eventualmente, ad una non rivalutazione delle
pensioni superiori 6 volte il minimo.
Ci chiediamo: perché si possono toccare le pensioni 6
volte il minimo e non i redditi oltre i 150mila euro?
Ci sono questioni che “agitano” gli
esodati.
La
prima è una domanda che si insinua dall’inizio della vicenda nel “corpo” degli
esodati. Perché il PD non si è opposto
subito? Perché non ha battuto i pugni sul tavolo del governo? Perché ha
concesso la fiducia al governo Monti? Perché ha votato la riforma Fornero?
ALTRI
LO HANO FATTO, (ad esempio contro la patrimoniale, contro gli ipotizzati
interventi su taxisti e farmacisti), il
PD non lo ha fatto o perlomeno non
lo ha fatto con la stessa determinazione.
Ma
Bersani, dicevamo, ci ha ascoltato, e proposto soluzioni, mostrandoci che c’è
una politica che sa ascoltare i cittadini, c’è una politica che trova il suo
motivo principale nello stare in mezzo alla gente ed ai suoi problemi, nel
guardare le persone “all’altezza degli occhi” (come dice Bersani).
Cosa che non fa Renzi. Gli esodati d’Italia hanno
seguito gli spostamenti del suo camper ed in alcune occasioni hanno cercato di avvicinarlo
per porgli la domanda: “Come intende
risolvere il problema degli esodati?”.
Difficile è stato
ricevere la DOVUTA attenzione. I più fortunati, all’auditorium di Roma, si sono
sentiti rispondere che la riforma della pensione è sacrosanta e va bene, ma bisogna risolvere il problema degli esodati.
Qualcuno gli ha chiesto «Come?». Non c’è stata risposta se non una richiesta di
indirizzi e-mail a cui, avrebbe sostenuto, sarebbero pervenute risposte
compiute ed argomentate: ad oggi siamo ancora in attesa di queste risposte.
Tra i suoi
ispiratori in questa materia ci sono i senatori Morando e Ichino. Quest’ultimo ha presentato una proposta di legge che,
secondo lui, risolverebbe buona parte del problema degli esodati prevedendo il
ritorno al lavoro degli over 55.
Una proposta che
cozza contro la mancanza di lavoro per i giovani, contro le intenzioni dei
datori di lavoro che, (ne siamo la prova vivente), preferiscono buttar fuori
anziché assumere in questa fascia d’età.
Cozza anche contro
il buon senso, perché è ovvio che per far assumere queste persone si devono
prevedere incentivi così forti che facciano costare pochissimo questi
lavoratori.
Logica vorrebbe che
la Ragioneria dello Stato, di fronte a mancati introiti, anche stavolta dirà
che non c’è copertura. O no?
Spesso Bersani dice
nei suoi interventi che le foglie nuove nascono da alberi con radici profonde.
Radici che ti fanno
reagire quando il diritto viene calpestato.
Radici, i valori che ci
hanno unito e che ci permettono ancora oggi di stare insieme e di dire che non molleremo la presa fino a che l’ultimo
degli esodati non avrà ritrovato la serenità e la tranquillità che merita.
Esodati:
PERSONE,
NON NUMERI, CON UNA PROPRIA STORIA, UN PROPRIO PASSATO, UN PRESENTE, E, SI
SPERA, UN FUTURO IN CUI RITROVARE LA SERENITA’ E LA TRANQUILLITA’ CHE QUESTA
SCELLERATA RIFORMA HA TRASFORMATO IN UN INCUBO.
Esodati Bresciani per
Bersani
Brescia
29-11-2012